Stagione agonistica 1959


Il campionato continentale
Anche nel 1959 il clou della annuale manifestazione motonautica messinese prevede nuovamente l'assegnazione del titolo continentale per i grossi racers della KD 800 kg. Questa sfida, dal punto di vista qualitativo, offre contenuti sempre altamente spettacolari: anche questa volta, però, perde importanza a causa della totale defezione degli stranieri, nonostante l'indiscutibile valore dei singoli piloti italiani e dei loro mezzi.
Al via delle tre manche troviamo sei partecipanti: il campione in carica Liborio Guidotti, con i figli Giorgio e Flavio, tutti in gara con i Timossi-Maserati; il team di Lino Spagnoli che, oltre al proprio Celli-Maserati, appronta un altro scafo del medesimo cantiere, motorizzato Chevrolet che viene affidato a Franco Garatti. Oltre a questi sicuri protagonisti, troviamo Paolo Petrobelli, vero gentleman della nostra motonautica, a bordo di un S.Marco-B.P.M.
Aggiudicandosi le prime due manche Liborio Guidotti ipoteca la conquista del titolo: il pilota milanese, infatti, acquisisce un buon vantaggio di secondi sul diretto antagonista, Lino Spagnoli, e su Franco Garatti, terminati nell'ordine. Nell'ultima frazione Guidotti si limita a gestire il proprio margine, senza particolari patemi, concludendo al terzo posto dietro a Spagnoli e Garatti riconfermandosi, perciò, campione continentale.
Un grande merito va anche al "debuttante" Spagnoli per il grande temperamento dimostrato. Rilevante anche la prestazione di Franco Garatti definito nell'ambiente come la "recluta" della KD: il suo valore si era già notato l'anno precedente quando, praticamente al suo debutto, aveva sfiorato la vittoria. Infatti anche nella competizione continentale del 1959 egli riesce a mantenere la testa della gara durante la seconda manche nei primi tre giri, salvo poi cederla a Guidotti.
Se papà Liborio ha più di un motivo per esultare, Giorgio e Flavio hanno difficoltà a causa di qualche problema meccanico. Giorgio termina due volte al quarto posto, nella prima e nella terza manche, e quinto nella seconda. Flavio, invece, dopo il ritiro nella prima manche e il quarto posto ottenuto in quella successiva, non si ripresenta più in acqua. Deludente la perestazione di Paolo Petrobelli: per lui, infatti, un sesto posto nella seconda manche e due ritiri.


Il titolo mondiale
Dopo la parentesi del 1958, sulle acque del Ceresio, a Campione d'Italia, la M.I.L.A. torna ad organizzare la competizione per il titolo mondiale dei racers della classe KD 800 kg previsto, come sempre, nella disputa di tre manche in un'unica giornata. L'esaltante sfida per l'assegnazione del massimo alloro mondiale si limita, nell'edizione del 1959, al solo confronto italo-americano: sono queste, infatti, le uniche federazioni a presentare in gara complessivamente dieci piloti, di cui ben sette italiani. La nostra squadra nazionale è più che mai agguerrita e competitiva con la presenza di tre alfieri della scuderia: Liborio Guidotti (ricordiamo già due volte campione europeo) con i figli Flavio e Giorgio a bordo dei loro bellissimi Timossi-Maserati. In gara anche Lino Spagnoli con il Celli-Maserati e Franco Garatti con il suo Celli-Chevrolet. A completare lo schieramento anche il rientrante Nando Dell'Orto con il suo più collaudato e datato Timossi-Ferrari, oltre al pilota costruttore Oscar Scarpa, con uno dei suoi S.Marco-B.P.M.
Per la rappresentanza statunitense abbiamo in gara tre piloti: Stu Gray a bordo di un Lauterbach, Jimmy Fyle e Don Donnington con gli International, bellissimi scafi tre punti, tutti made in USA, spinti da propulsori Chevrolet.
Questi piloti dell'entrobordismo a stelle e strisce giungono a Campione accompagnati da un numeroso staff di collaboratori, diretti da Joe Mascari. Il team americano, effettivamente, esibisce non poca spavalderia nei riguardi dei nostri piloti, nella convinzione di portare in gara mezzi velocissimi. Vedremo invece che non è esattamente così: anzi, per certi aspetti riguardanti soprattutto le operazioni di preparazione degli scafi svolte a terra, si ha che alcuni di loro siano addirittura dei dilettanti allo sbaraglio. Possiamo portare, ad esempio, l'episodio occorso al pilota Stu Gra che, a causa del mancato avvitamento dei tappi di scarico dell'acqua degli scarponi, rischia l'inabissamento della sua imbarcazione a pochi minuti dal via della prima manche. E' Stu Gray stesso che, arrancando con le mani nell'acqua (gli americani non usano dotarsi a bordo del mezzomarinaio) riesce a raggiungere la riva, ad alare lo scafo e a liberarlo dall'acqua imbarcata. Una volta ripristinato il tutto sul povero Stu Gray si abbatte un'ennesima sfortuna: nel tentativo di avviare il propulsore, infatti, subisce pure un danno irreparabile al motorino d'avviamento e mette la parola fine sulla trasferta italiana.

Questo è stato, comunque, un mondiale strano, con la presenza di continui colpi di scena: numerosi, infatti, i ritiri e le disavventure patite dai concorrenti. Anche i piloti italiani, ben più organizzati e preparati, subiscono una severa selezione fin dalla prima manche.
Flavio Guidotti, durante i giri di riscaldamento effettuati nei cinque minuti che precedono la partenza, viene messo KO da una problema meccanico che colpisce il suo Maserati: così, anche per questo sicuro protagonista, il mondiale finisce ancor prima di iniziare. Poca fortuna anche per Franco Garatti che, dopo aver preso il via con una giro di ritardo, si vede costretto, dopo alcune tornate, a desistere a causa di un'avaria meccanica. Garatti può almeno consolarsi, avendo fatto registrare il giro più veloce di tutto il mondiale. Stessa sorte di Garatti tocca anche allo statunitense Jimmy Fyle che esce di scena per la rottura di una valvola del suo Chevrolet, con successivo danno ad un pistone e lo storcimento dell'albero a cammes. La situazione è migliore per Don Dunnington che, nonostatne alcuni problemi d'accensione, riesce ugualmente a partire nella prima manche, anche se in ritardo, rimanendo l'unico dei tre piloti statunitensi in gara.
Ritornando ai piloti italiani, la jella perseguita anche Nando Dell'Orto il quale, dopo l'inizio arrembante del suo potente Timossi-Ferrari, vede aprirsi sul fondo dello scafo ben due falle, una verso poppa e l'altra proprio sotto il posto di guida. Dopo essere stato superato da Liborio Guidotti, Dell'Orto rientra agli alaggi finendo ad arenare lo scafo proprio davanti al cantiere Taroni: motivo per cui, anche Dell'Orto è costretto ad arrendersi anzitempo.
Incredibilmente, la sequenza di emozioni è tutt'altro che finita: Liborio Guidotti si aggiudica la vittoria della prima prova, approfittando del ritiro di Dell'Orto e distaccando di 35" Spagnoli, Dunnington, Scarpa e Giorgio Guidotti. Durante il giro d'onore, però, ad un certo punto si vede il pilota agitarsi con degli strani gesti che fanno pensare che, una volta rientrato agli alaggi, il suo Timossi-Maserati si sarebbe potuto recuperare rapidamente. Si ipotizza, perciò che nello scafo si fosse aperta una falla: il figlio Giorgio, prontamente, appena sceso dal proprio racer con tanto di casco e giubbetto salvagente, non esita a tuffarsi e, nuotando con rapide bracciate, raggiunge lo scafo fermo del padre e lo aiuta a spingerlo verso riva. Alla fine, invece, nulla di grave: il tanto allarmismo manifestato da Guidotti senior riguarda soltanto l'allentamento di un premistoppa. Ma i guai per questo pilota non sono finiti: soltanto al termine del campionato, infatti, il giudice di boa riscontra un infrazione segnalando un tocco della stessa durante una virata dello scafo di Guidotti. Il suo successo iniziale, perciò, gli viene contestato e tolto. Il successo della manche d'apertura va, quindi, a Lino Spagnoli. Questo episodio fa discutere, e lascia molta amarezza nel pilota Liborio Guidotti. Lascia perplessi il fatto che l'infrazione sia stata verificata solo alla fine dell'intera manifestazione e solo in quel momento siano state prese le conseguenti decisioni. In questo modo, infatti, si è permesso a Guidotti di correre normalmente le altre prove esponendolo a tutti i rischi del caso. Trattandosi di un campionato assegnato con la somma dei tempi ottenuta nelle tre manche, è palese che, se il fatto fosse stato contestato immediatamente, al termine della prima manche, si sarebbero evitate inutili polemiche.

Nella seconda prova, in cui Liborio Guidotti era ancora ignaro della squalifica, il successo è conquistato da Spagnoli che, oltre a dominare tutti i dodici giri della manche, recupera non solo i 35" di distacco, ma guadagna anche altri ulteriori preziosi secondi. Liborio Guidotti, in difficoltà con lo scafo, occupa la terza posizione preceduto dal sorprendente Dunnington: anche quest'ultimo, unico superstite della squadra statunitense, a causa un problema meccanico, è costretto ad uscire di scena consegnando all'italiano il secondo posto. I piloti Scarpa e Giorgio Guidotti, infine, chiudono il carosello. Terminata la seconda frazione si riscontra una crepa ad una delle pale dell'elica di Spagnoli: per fortuna il regolamento ne permette la sostituzione. Anche allo spigolo di uno scarpone del racer di Liborio Guidotti si nota una crepa: questo inconveniente, comunque, non gli vieta di gareggiare nell'ultima manche. Nell'ultima porzione di gara si trovano a partecipare solamente quattro scafi tutti condotti dai piloti italiani: questo ultimo atto del campionato riserva un elettrizzante duello tra Spagnoli e Liborio Guidotti. Guidotti, a sua volta, partito leggermente distaccato, tenta con veemenza di recuperare e una volta raggiunto Spagnoli cerca di superarlo, finendo addirittura sopra il suo scafo. La manovra poco corretta viene punita, ma il pilota, dopo essersi portatosi al comando, riesce a vincere la manche. Squalificato Guidotti, Spagnoli si aggiudica manche e titolo mondiale. Per il pilota perugino, arrivato nel giro della motonautica "che conta" da poco più di un anno, questo successo non è comunque cosa da poco. Nonostante la mancata vittoria mondiale, per Liborio Guidotti la stagione del '59 è da considerarsi più che positiva visto che, dopo il titolo continentale, ottiene anche il successo nel tricolore della KD precedendo, nella classifica finale, Spagnoli e il figlio Flavio.

Nella sua lunga militanza nello sport motonautico, anche per Carlo Casalini è giunto il momento di iscrivere il proprio nome nell'albo d'oro della entrobordo corsa 2500 cc Il pilota milanese, alla guida di uno scafo S.Marco-B.P.M., fa suo il titolo nazionale dopo aver gareggiato contro avversari di spessore quali Maderna, Crivelli, Gianfranco Castiglioni, Marchisio, Libanori e Petrobelli. Quest'ultimo fa il suo esordio con i racers della 2500 cc mettendosi in mostra, già dalle prime corse, per il suo stile di guida grintoso e spericolato, frutto di una classe innata.

Nel 1959, con il serio proposito di portare sempre più piloti nel settore degli entrobordo corsa, viene istituita una nuova classe: la LV 1300 cc. Si tratta di una categoria di piccoli racers motorizzati con gli Alfa Romeo Guilietta Sprint Veloce, gli stessi propulsori derivati dalla gloriosa autovettura di serie. La F.I.M., ritenendo che il numero dei partecipanti alla gara per l'assegnazione del tricolore fosse inferiore al minimo richiesto (solo 9 i concorrenti), decide di conseguenza di non attribuire il premio. In sostituzione del campionato italiano viene comunque riconosciuto al vincitore, Franco Caimi, un trofeo F.I.M.

Da ricordare che, già al suo primo anno di gare, la classe LV 1300 raccoglie alcuni nomi di prestigio: oltre a Franco Caimi, infatti, troviamo i piloti Bernocchi, Sergio Perziano, Scarpa, Ghignatti, Villa, Vallini ed, infine, Carlo Toselli, al quale va il merito di essere il più accanito fautore e sostenitore della categoria. Nel giro di un paio di stagioni i racers della LV avranno un incremento di presenze dimostrando ai più scettici che questa nuova formula è più che indovinata: il suo successo durerà, infatti, fino ai primi anni '70, insieme a quello della maggiore classe 2500 cc


Il diciannovesimo Raid
Se si potesse istituire un campionato mondiale di fondo, sicuramente Augusto Cometti avrebbe già iscritto il proprio nome in questo ipotetico e fantasioso albo d'oro. Il pilota veronese si aggiudica, per la quarta volta, Raid Pavia-Venezia, arrivato alla sua diciannovesima edizione. Il pilota, a bordo del suo Pelaochi Timossi-B.P.M. Super Atlantic di 6200 cc per circa 300 HP, registra una media da primato di 161,851 km/h, con un tempo di 2h29'46".
Il nuovo regolamento della corsa, entrato in vigore da questa edizione, non prevede più l'obbligo del copilota: grazie anche a questa situazione, Cometti fa registrare la stupefacente media di km/h 174,344 nel tratto cronometrato Pontelagoscuro-Voltagrimana che gli vale l'assegnazione della Coppa d'Oro Montelera. Dietro al vincitore, ma notevolmente in ritardo, si classificano la rivelazione dell'anno Antonio Petrobelli in corsa con il copilota meccanico Antonio Pacchioni, e la coppia Franco Gilberti-Oscar Scarpa, con i loro scafi S.Marco-B.P.M.


Stagioni agosistiche entrobordo
Stagione agonistica 1960